LA PORCHETTA TREVIGIANA
LA STORIA E LA MEMORIA - Dal primitivo maiale arrosto alla delicata Porchetta Trevigiana
Il "maiale selvatico" accompagna la storia dell'uomo sin dall'antichità.
E lo troviamo narrato sia nei testi scritti sia nelle raffigurazioni pittoriche, con le diverse valenze attribuite all'animale, ed alle sue carni.
Nelle raffigurazioni pittoriche, arrivate ai nostri giorni, il consumo delle sue carni è raffigurato in situazioni di convivialità, anche tra le persone del popolo.
A partire dal Medioevo in Europa, anche a livello culturale, il consumo di carni suine diventa un elemento distintivo dell'appartenenza al cristianesimo, in contrapposizione ai popoli di fede musulmana e gli ebrei, tra i quali era vietato il consumo di carni suine in genere.
E ciò sul territorio della Marca Trevigiana, combinato con l'abbondante presenza di ghiande, ha favorito lo sviluppo dell'allevamento del maiale che - in particolare con la mezzadria - divenne una parte importante nelle relazioni socio-economiche locali, ove il maiale era - per così dire - patrimonio del mezzadro.
La Porchetta Trevigiana, come oggi a noi nota - per dirla alla trevisana - "è tenuta a battesimo" a Treviso nel 1919 da un certo Ermete Beltrame, nella sua birreria sotto il Palazzo dei Trecento.
Il prodotto e "l'ambiente" in cui è servito sono gli "ingredienti" che, nel loro insieme, caratterizzano e qualificano il fenomeno culturale proprio della Porchetta Trevigiana.
Salume questo che, con il suo delicato sapore, si impone nelle più diverse situazioni di convivialità e di consumo, come lo sono del resto molti altri noti prodotti che dal territorio della Marca Trevigiana ne traggono origine, come una linfa vitale rendola "unica".
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